Nel XVI secolo si credeva che metà delle bellezze del mondo si potesse trovare a Isfahan, la nuova capitale dell’Iran safavide di Shah Abbas I (1571-1629). Un apice di fioritura artistica, architettonica e urbanistica, collegato alla sorprendente evoluzione economica della città e a una prosperità dovuta soprattutto al commercio, rendeva Isfahan “la metà del mondo”. Moschee grandiose e palazzi d’indicibile bellezza, una piazza tra le più grandi del mondo, larghi viali alberati e parchi attorno al fiume Zayandeh-rud che segnano il confine di Isfahan con il quartiere armeno Nuova Jolfa. È una divisione piuttosto fisica, poiché le sue acque unificatrici legano la città con il quartiere cristiano, che quattro secoli fa era una parte assai importante di quella “metà” che Isfahan rappresentava del mondo.