“Il fatto di considerare la glottodidattica come una parte della linguistica applicata ha fatto di lei una Cenerentola accademica, sebbene un numero impressionante di ricerche, la maggior parte delle quali di ottimo livello, dovrebbe fare di lei, con buona ragione e a pieno titolo, una principessa”.
Così Balboni ricorre a un archetipo classico non già per alimentare una sterile querelle accademica, bensì per affermare e definire la sostanza epistemologica della glottodidattica che, lungi dall’essere un “a parte” accademico, per di più declinato nell’unilaterale versione di applicazione pratica, nasce e si sviluppa come scienza umana. Il libro esplora l’universo della Scienza Metodologica di Insegnamento e Apprendimento Linguistico attraverso i contributi della filosofia del linguaggio, delle scienze che si occupano dei meccanismi di apprendimento, dalla psicolinguistica alla neurolinguistica, della pedagogia e, non ultime, della sociolinguistica e della pragmatica, per tentare di delineare lo scenario in cui la glottodidattica si inserisce all’inizio del terzo millennio. Volutamente il libro evita la separazione fra teoria e prassi e opta piuttosto per una più complessa triangolazione (prassi‑teoria‑prassi), nel tentativo di capire quali strade, fra quelle tentate, siano più produttive per aumentare le competenze linguistiche dei cittadini, sia nella lingua prima che nelle lingue straniere, sia in ambito precoce che in ambito adulto. Il filo rosso è la convinzione che la glottodidattica, parlando la lingua e alla lingua, della lingua e attraverso la lingua, esprima pienamente il privilegio umano di perdurare, e perdurare creativamente, solo grazie alla possibilità di essere, come umani, linguisticamente competenti.