A partire dal triennio repubblicano, il settarismo diventa uno strumento di mobilitazione politica utilizzato da tutte le parti in gioco: quella dei sovrani “legittimi”, quelle dei movimenti democratici e costituzionali. Ciò ha contribuito alla proliferazione delle sette, sia progressiste che reazionarie, già prima del 1815. I protagonisti del Risorgimento hanno lasciato una memoria molto critica delle pratiche settarie, così diffuse nella penisola, nonostante la maggior parte di loro vi avesse preso parte, perché il settarismo è stato una forma di lotta politica contraddittoria, esposta alle infiltrazioni, che molti giudicano poco attrezzata per la rivoluzione nazionale. Esso tuttavia è stato un formidabile incubatore di culture politiche e un luogo molto frequentato della socializzazione politica. Questa ricerca si interroga sul rapporto tra la sfera pubblica e l’associazionismo segreto, e lo indaga sia attraverso l’analisi storico-concettuale di quelle figure del lessico politico – il segreto, la censura e la libertà di stampa – che compongono e definiscono lo spazio pubblico, sia attraverso le molteplici relazioni del settarismo con le istituzioni statali. Il volume analizza infine il modo in cui le culture politiche settarie si manifestano negli spazi pubblici e si appropriano dei linguaggi istituzionali, attraverso i rituali di riconoscimento, l’utilizzo di documenti identitari, nonché costruendo una propria geografia amministrativa parallela.
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