L’arte non è soltanto semplice rappresentazione del reale, ma è anche una figurazione delle nostre forme mentali e del loro sviluppo dentro la storia e la società. Per questo arte e diritto non sono poi così distanti: anche la storia delle immagini ha una sua “legge fondamentale”, un suo nomos, un canone, delle regole e delle procedure da rispettare. Una sua processualità. Questo libro vuole indagare la “discorsività giuridica” dell’arte, l’ermeneutica del suo dispiegamento storico. L’autore ha scelto di indagare la costruzione prospettica come esempio di questo processo di razionalizzazione estetica che ha interessato la pittura italiana ed europea dal Rinascimento al tardo ’800. Per capire, grazie all’arte, come sono andate trasformandosi storicamente le “strutture mentali” che sono alla base delle forme giuridiche moderne e della storia del diritto occidentale.
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